Aneddoti, fiabe e filastrocche

Discussione in "Archivio di tutto il resto" iniziata da silvia8869, il 18 febbraio 2017.

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  1. IVA

    IVA Autore attivo

    Come Nacquero le Lucciole ​

    Tanto tempo fa, quando ancora non esistevano le lucciole,
    i prati e i boschi della Terra erano tristemente scuri e privi di senso.
    Una notte d'estate, in un immenso prato situato vicino ad un bosco incantato,da un piccolo e delicato fiore bianco,
    nacque una luce.
    A prima vista era opaca; poi, crescendo d'intensità, divenne più grande e forte.
    Nessun umano l'avrebbe notata in quel momento.
    Quella luce segnò l'inizio di qualcosa di nuovo e inaspettato, che immediatamente prese il via.
    Infatti, ogni singolo fiore nelle vicinanze, di qualunque colore o forma fosse, s'illuminò allo stesso incredibile modo.
    Donava al paesaggio notturno un'atmosfera particolare e molto surreale.
    Così, gli insetti volanti dell'oscurità uscirono allo scoperto.
    Incuriositi da quell'improvviso e bizzarro cambiamento, essi si posarono dolcemente su ogni fiore luminoso.
    Come per magia , le piccole luci si attaccarono ai corpicini degli insetti.
    Questi, automaticamente, si alzarono tutti insieme, provocando un fantastico gioco di luci,
    che si disperdeva qua e là nello spazio circostante.
    Era tutto lievemente illuminato ovunque, rendendo ancora più meraviglioso e speciale il grande prato.
    Dal bosco giunsero altre creature viventi, che guardarono quello spettacolo con occhi spalancati dallo stupore.
    Negli attimi che seguirono, in tutto il mondo accadde la stessa cosa.
    E da quel giorno le lucciole illuminarono la Notte per l'eternità ...






     
  2. leonardopelle

    leonardopelle Mostro del forum

    n un campo di grano alto e rigoglioso, viveva una colonia di lucciole giugnoline.

    Ce n’erano di luminose, molto luminose, belle e meno belle: Tra queste ce n’era una bellissima, con gli occhi azzurro cielo anziché neri come i suoi compagni o le sue compagne, le ali affusolate e lucide, ma era una lucciola spenta e non faceva luce.

    Nessuno voleva giocare a nascondino con lei perché non veniva mai vista e quindi vinceva sempre.
    Gli animaletti della terra – le formiche, i vermetti, le lumache – la prendevano in giro per questo suo difetto e lei era sempre più triste e sola.
    Un giorno, in un momento di tristezza, era salita su una grossa spiga gialla e si lasciava cullare dal vento.
    Pensava a quanto fosse sola e iniziò a piangere.

    Non si rese conto del tempo che passava finché non fu buio.
    Vide il sole scendere all’orizzonte e la luna salire nel cielo, mentre le stelle iniziavano ad accendersi.
    Le lacrime che le cadevano dagli occhi si andavano a posare sulla spiga e con il bagliore della luna, parevano mille diamanti che brillavano nell’ oscurità.

    La luna vide quel bagliore, strizzò gli occhi per vedere meglio e si accorse della piccola lucciola spenta che piangeva.
    Perché piangi, piccola?
    Dici a me? – esclamò sorpresa la lucciola – Riesci proprio a vedermi? Piango perché sono sola, nessuno vuole stare con me perché non faccio luce.

    La luna vedendo la sua profonda tristezza si girò verso una piccola stella che le stava sempre accanto: La Stella del mattino.
    La Stella del mattino era una piccola stella che brillava solo di giorno e nessuno quindi poteva vederla, per questo, la notte, seguiva sempre la luna nella speranza che la sua luce la illuminasse e la facesse brillare come tutte le altre.

    La luna allora disse alla stella: Scendi laggiù e porta con te un mio raggio; vai tra le zampette della lucciola spenta e vola insieme a lei.

    La stella così fece, scese giù avvolgendosi nel raggio di luna, si adagiò tra le zampette della lucciola e insieme iniziarono a volare.
    Tutti ora potevano vedere la lucciola e la stella volare felici e splendenti nel cielo della sera d’estate.

    A alleviare il dolore delle persone buone ci sarà sempre un amico....
     
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  3. antobon

    antobon Colonnello del forum

    Storia di un Lampione, di una Lucciola e di una Stella.

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    Una sera di fine aprile il Lampione si accese alle venti e trenta, come di sua abitudine. Il giardino era silenzioso e dalla casa si sentivano arrivare i suoni della cena.
    «Cosa posso chiedere di più?» si chiese il lampione godendosi la luce artificiale che lui stesso proiettava, come un’aureola, intorno a sè.
    Quando il Sole si nascondeva laggiù, oltre alle ultime colline, per lui era il momento più bello perché…Click! e la sua luce diventava protagonista di tutto il vicinato!
    Quella sera però una piccola lucina intermittente distolse il Lampione dai suoi pensieri «Hei, chi sei tu, che osi venire a illuminare il mio spazio con quella misera luce che non si da pace?»« Ciao Lampione» rispose la lucina «Io mi chiamo Lucciola. Sono venuta nel tuo giardino a cercare l’amore, per questo la mia luce si agita tanto!»
    Il Lampione si sentì attorcigliare tutti i fili al suono della parola Amore. Anche lui, un tempo, era stato innamorato.
    Si trattava di una Stella che ogni sera si accendeva insieme a lui e il Lampione si era illuso che quella coincidenza corrispondesse a una forma d’interesse da parte di lei.
    Quante volte nelle sere d’estate le aveva sussurrato parole dolci o urlato poesie d’amore! Ma la Stella restava sempre ferma e muta, fissa nello sguardo e rigida nella sua postazione.
    Si spegneva al mattino e si riaccendeva la sera insieme a lui, ma nulla di più. Infine una notte d’autunno sparì, coperta dalle nuvole.
    Il Lampione pianse tanto e si disperò non capendo dove aveva sbagliato. Ma ora questa piccola Lucciola gli faceva tornare in mente il suo amore perduto!
    Alzando gli occhi al cielo, il Lampione rivide la sua Stella, che dopo un inverno rigido era pronta per splendere tutta l’estate. «Amore mio, perchè mi hai abbandonato?» chiese tra le lacrime che velarono il vetro della lampadina.
    La Lucciola, che era ancora nei paraggi, sentì quello straziante grido d’amore e tornò indietro. «Ma tu sei pazzo!» urlò al Lampione. «Perché?» rispose lui «Come puoi pensare che ti ascolti? Non vedi com’è alta? Nemmeno io che so volare potrei arrivare fino a lassù!» «E allora che devo fare? Sono così innamorato!» «Prima d’innamorarti di qualcuno devi capire chi sei tu! Non vedi che hai il cemento nelle scarpe e che sei fissato al suolo? Tu sei uno con i piedi per terra, come potresti stare con una che ha sempre la testa fra le nuvole? Devi parlare con te stesso e capirti e coccolarti, devi conoscere chi sei e cosa vuoi dalla vita prima di gettare tutte le tue aspettative su qualcun’ altro!»
    La luce del Lampione si tinse di rossastro, tanto si vergognò a sentire quelle parole. Per lui passarono dei giorni insonni.Dopo qualche tempo la Lucciola si trovò a passare dal giardino con il suo nuovo fidanzato e chiese al Lampione «Come stai?» Lui, tutto elettrizzato, rispose «Bene! Finalmente ho capito! Ho smesso di sentirmi il migliore per poi piangere di nascosto, ho smesso di credere che fosse tutto mio, senza neanche sapere chi sono “io”…ho pensato alle tue parole e sono diventato un Lampione semplice…da poco ho conosciuto una dolce Abatjour di pizzo che abita nella casa.
    Lei mi vede altissimo e…tosto! Dice che sono forte perchè mi ergo sempre qua fuori, sotto a tutte le intemperie…è fiera di me e ci vogliamo tanto bene!»
    Felice, anche la Lucciola strinse di più a se il suo amore. La Stella vide tutto da lassù. Alta, bella e fredda come sempre. Ma sola nella sua superbia.

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  4. bigiopaola

    bigiopaola Semi-dio del forum

    La principessa

    C’era una volta una principessa che credeva di essere perfetta.
    Non voleva sposarsi e non aveva amici perchè secondo lei nessuno era perfetto abbastanza per starle vicino.
    La sua mamma, la regina gli diceva sempre preoccupata: “cara principessa, nessuno a questo mondo è perfetto, rimarrai sola se continui così”, ma la principessa continuava a ripetere: “Cara madre ,sono convinta che un giorno troverò qualcuno di perfetto,allora lo sposerò”.
    Allora la regina ci pensò su per molti giorni e alla fine fece una proposta alla principessa: “Cara principessa perchè non fai il giro del mondo? Al tuo ritorno se non avrai trovato nessuno di perfetto sceglierò io il tuo sposo”.
    La principessa accettò. Prese una sacca con del cibo e partì. Vide molti paesi, ma in alcuni le persone erano troppo alte, in alcuni troppo basse, in alcuni avevano il naso troppo grande, in alcuni i piedi troppo piccoli.
    Quando stava per finire il giro del mondo, ed era ancora sola e molto molto triste, la principessa sentì una donna parlare di questo saggio, che aveva tutte le risposte.
    “Una persona che ha tutte le risposte” – pensò la principessa- “non può che essere perfetta”.
    Allora si avvicinò alla donna, le chiese dove abitava il saggio e si avviò verso la sua casa, che si trovava in una piccola foresta.
    Quando arrivò nella foresta, vide la casa del saggio, era molto piccola con le finestrelle azzurre e il camino fumante, le pareti erano bianche e il tetto rosso, era molto bella.
    La principessa bussò e il saggio la invitò a entrare e le offrì un pò di minestra. “Quale problema hai,cara ragazza?” – chiese il saggio.
    E la principessa gli raccontò di avere girato il mondo ma di non avere trovato nessuno di perfetto.
    Il saggio pensò per molto tempo ma poi disse alla principessa: “Cara bambina una persona perfetta avrebbe senza dubbio saputo trovare qualcuno di perfetto, ebbene tu non ci sei riuscita, dunque non sei perfetta. Se continui così rimarrai sola e sarai molto triste mia cara. Impara a conoscere le persone e accettale anche nelle loro imperfezioni. Perchè cara principessa sono le imperfezioni a renderci unici e perfetti agli occhi delle persone che ci amano”.
    La principessa riflettè e capì che nessuno a questo mondo era perfetto, nemmeno lei, capì quanto era stata egoista e si vergognò.
    Salutò il saggio, tornò a casa e accettò di conoscere tutti i ragazzi del paese e finalmente si innamorò, si sposò e visse per sempre felice e contenta.
     
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  5. leonardopelle

    leonardopelle Mostro del forum

    Una mamma e un bambino stanno camminando sulla spiaggia.

    Ad un certo punto il bambino chiede: "Come si fa a mantenere un amore?"

    La mamma guarda il figlio e poi gli risponde: "

    Raccogli un po' di sabbia e stringi il pugno..."

    Il bambino stringe la mano attorno alla sabbia e vede che più stringe piu' la sabbia gli esce dalla mano.

    "Mamma, ma la sabbia scappa!!!"

    "Lo so, ora tieni la mano completamente aperta... "

    Il bambino ubbidisce, ma una folata di vento porta via la sabbia rimanente.

    "Anche cosi' non riesco a tenerla!"

    La mamma sempre sorridendo: "Adesso raccogline un altro po' e tienila nella mano aperta come se fosse un cucchiaio... abbastanza chiusa per custodirla e abbastanza aperta per la liberta' ".

    "Il bambino riprova e la sabbia non sfugge dalla mano ed e' protetta dal vento.


    "Ecco come far durare un amore..."
     
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  6. silvia8869

    silvia8869 Leggenda vivente del forum

    C’era una volta una giovane donna di nome Guglielmina, ma era molto bugiarda..
    Un giorno, per caso, aveva scoperto che inventando una bugia poteva liberarsi di ciò che le dava fastidio e non le piaceva.
    Poteva quindi cambiare tutto della sua vita, il suo nome, il suo lavoro, i suoi interessi
    Tutto iniziò quando raccontò bugie la prima volta..
    notava che alcune persone sembravano più interessate a lei, che era più adulata e apprezzata..
    e allora iniziò a costruire una doppia vita intorno a sè...
    Non esisteva più Guglielmina, ma aveva creato Giulia,
    una giovane donna affascinante, con un lavoro gratificante, e una vita meravigliosa.
    Entrò così tanto nella sua doppia identità al punto da non ricordare più quale fosse la verità..
    Neanche lei ormai riusciva a distinguere le cose..
    Ma si sentiva così sicura della sue bugie che iniziò anche a diversificarle..
    a qualcuno raccontava delle cose, e ad altri esattamente l'opposto..
    si sentiva forte.. e pensava che nessuno l'avrebbe mai scoperta..
    L'importante era solo apparire..
    A poco a poco però gli amici iniziarono ad allontanarsi dalla sua vita..
    perchè sin quando le sue bugie erano sulla sua persona.. allora facevano finta di nulla..
    a chi potevano far male quelle bugie?
    Ma arrivò il giorno che,
    spinta dall'esaltazione che le dava il suo credere di poter mentire sempre,
    senza che nessuno se ne accorgesse (secondo lei),
    arrivò anche a mentire sugli altri..
    ferendo le persone che le avevano perdonato le sue menzogne,
    che pensavano fossero solo un suo volersi sentire gratificata,
    senza però far male agli altri..
    Giulia non era più Guglielmina..
    non si rendeva più conto neanche lei stessa di quel che diceva..
    ormai tutti gli amici non erano importanti..
    sembrava solo esaltata da ciò che voleva gli altri pensassero..
    sempre più convinta che le sue bugie fossero ben dette..
    e nessuno mai si sarebbe accorto..
    Forse non era stato un bene all'nizio far finta di nulla..
    forse le si doveva dire, prima che la situazione degenerasse, che le si voleva bene per altro..
    non per ciò che inventava..
    Forse.. ma questo non si saprà mai..
    Perchè gli amici alla fine scapparono via..
    non perchè non tenessero a lei..
    ma perchè lei non capiva più quanto le fossero amici..
    e riusciva a distruggere tutto.. pur di glorificare il proprio ego..
    Gugliemina.. anzi.. Giulia.. rimase sola..
    senza mai capire che gli amici l'avrebbero amata ancor di più con i suoi difetti e le sue mancanze..
    Avrebbero amato Guglielmina.. ma non riuscirono più a tollerare Giulia..
    che era solo una creazione di Guglielmina.. Giulia non esiste..
    e Guglielmina.. per quanto lei non lo credesse.. era più amabile di Giulia..
    Non era perfetta Guglielmina.. ma era vera..
    Giulia appare perfetta, ma non lo è.. e soprattutto.. non è più capace di dare amore agli altri..
    é troppo impegnata a costruire le sue fantasie..

    Le bugie prima o poi vengono a galla.. e non si può sperare di gestire la propria vita e quella degli altri basandosi sulle menzogne..
    Bisogna imparare ad accettarsi per quel che si è.. e apprezzare l'amore che si riceve dagli altri.
    Quello è il vero affetto.. quello che si riceve nonostante le imperfezioni..
    Chi ti dirà sempre che sei eccezionale.. non è detto che sia più amico di chi ti dice anche i tuoi difetti..
    anzi.. spesso è esattamente l'opposto..
     
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  7. bigiopaola

    bigiopaola Semi-dio del forum

    IDENTITA'

    Se sei un corvo con il becco tutto giallo
    rimani nero e non fare il pappagallo.

    Se sei giraffa mostra fiera quel tuo collo
    se sei tacchino non ti trasformare in pollo.

    Se sei lombrico e non vuoi avere rivali
    non ti spacciare per un cobra con gli occhiali.

    E l'ippopotamo che sta leggero a galla
    non può volare come fosse una farfalla.

    Ognuno è bello quando ciò che vedi fuori
    ti rappresenta veramente i suoi colori.

    Ognuno è bello per com'e', per quel vale
    e non importa se son grilli o son cicale.


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  8. lorilu

    lorilu Imperatore del forum

    Gli amici e l'orso

    Due amici facevano la stessa strada che attraversava una pericolosa e tenebrosa foresta.
    Improvvisamente un orso enorme e ringhiante si parò davanti ai due uomini.
    Uno, in preda alla paura si arrampicò su un albero e si nascose,
    l'altro non fece in tempo e accorgendosi di non essere in grado si sfuggire alla bestia feroce si lasciò cadere a terra,
    fingendo di essere morto.
    Sapeva infatti che gli orsi non toccano i morti.
    Quando gli arrivò vicino, l'orso lo annusò, gli grugnì negli orecchi, provò a smuoverlo con il muso.
    Il poveretto tratteneva il respiro con tutte le sue forze.
    L'orso lo credette effettivamente morto e se ne andò.
    Appena vide sparire tra gli alberi l'orso,
    l'altro uomo scese dall'albero su cui si era arrampicato e chiese all'amico:
    "Che cosa ti ha detto l'orso all'orecchio?"
    "Mi ha detto di non viaggiare più insieme a certi amici,
    che nel momento del pericolo
    invece di aiutarmi se la danno a gambe levate."

    - B. Ferrero -
     
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  9. bigiopaola

    bigiopaola Semi-dio del forum

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    Favola di Esopo
    Il racconto narra la sventura di una volpe che disgraziatamente rimase intrappolata in una tagliola. Sofferente e impaurita la bestiola riuscì in gran parte a liberarsi, ma durante fuga la coda venne deturpata dalla morsa, tanto che la volpe rimase menomata e priva della sua bellezza. Vergognosa e imbarazzata si costruì una coda di paglia sperando di non essere scoperta dagli altri animali. La voce però giunse attraverso un gallo all'orecchio dei contadini che, per proteggere i pollai, accesero dei fuochi di fronte alle stie. Da quel giorno la povera volpe non poté più cacciare per paura di bruciarsi la coda di paglia ed essere quindi scoperta.
     
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  10. silvia8869

    silvia8869 Leggenda vivente del forum

    Il serpente.. misericordia nociva
    Fedro

    Un tale vide un serpente intirizzito dal gelo.
    Si impietosì e lo raccolse nel suo grembo, per riscaldarlo.
    Il serpente, appena si riprese, con uno scatto fulmineo lo morse, e quello morì.
    Quando un altro serpente chiese perché aveva commesso quel delitto, rispose:
    << Perché nessuno impari a far del bene ad esseri malvagi. >>
     
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  11. paddychef

    paddychef Titolare

    Storia di Lao Tao
    - Da un libro di novelle Zen -

    "Hsing era un brigante, noto nella Provincia di Tse-xau: Col suo arco pesante lanciava frecce in gran numero ed era dunque considerato un arciere senza pari. Povero e senza mezzi, nel corso della sua esistenza non aveva trovato alcun mezzo per migliorare la propria condizione e, quando si metteva in viaggio con l'idea di fare commercio, in genere finiva col rimetterci anche il capitale.
    A Nanchino e Pechino i grossi commercianti spesso lo invitavano a viaggiare per partecipare agli acquisti, certo per truffarlo.
    Hsing aveva un amico abile nel calcolo delle profezie, e da lui si recò per avere un parere; l'altro, fatti i suoi calcoli, gli disse:
    - questo diagramma parla di pentimento, il commercio nel quale ti sei imbarcato non solo non ti darà guadagno, ma ti farà perdere anche il capitale investito -
    Hsing non fu certo contento della profezia, avrebbe desiderato ritirarsi dall'impresa, ma i commercianti lo costrinsero ad andare sino in fondo e, giunti a Pechino, si verificò quel che l'indovino gli aveva pronosticato.
    Passata la metà del mese, Hsing uscì a cavallo dalle porte della citttà, pensando che nel nuovo anno si sarebbe trovato sprovvisto di cavalli e la sua tristezza aumentò; era mattina presto e la nebbia avvolgeva le case col suo velo, egli vide una locanda aperta e prontamente cercò rifugio per riscaldarsi e rifocillarsi. Qui vide un vecchio canuto che, assieme a due giovanotti, beveva vino accanto ad una finestra, servito da un garzone con i capelli arruffati. Hsing era al tavolo di rimpetto e vide il garzone rovesciare il vassoio con le vivande in grembo al vecchio, imbrattandogli le vesti. Uno dei giovanotti si arrabbiò e lo prese a male parole, poi ripulì le vesti del vecchio con uno stofinaccio.
    Quand'ebbero finito di mangiare, il vecchio disse ad uno dei giovanotti di prendere l'argento da un sacco, di farne una pila sul tavolo e di pesarlo per calcolarne il valore, il tutto durò il tempo necessario per bere alcuni bicchieri di vino, poi l'argento tornò nel sacco e l'altro giovanotto andò verso la stalla per sellare un cavallo ed aiutare il vecchio a montarne in groppa, anche il garzone si mise in cammino su di una mula e se ne andarono.
    I giovanotti erano armati di arco e frecce ma Hsing, vedendo tanto argento, roso dal desiderio, smise di mangiare e li seguì bramoso.
    Facendo una strada traversa, mise il cavallo al galoppo e ben presto sbucò dinnanzi ai viaggiatori. Preparando l'arco, si pose di fronte al vecchio e scoccò una freccia.
    Il vecchio si tolse uno stivale e bloccò la freccia tra le dita del piede, dicendo
    - non conosci Lao-Tao, vero? -
    Poi, ridendo, esclamò
    - non mi serve usare le mani per combatterti, se questa è tutta la tua abilità -
    Hsing si infuriò e, facendo mostra di tutta la sua arte, scagliò una seconda freccia e quindi una terza, ed entrambe giunsero a segno, ma il vecchio ne afferò una con la mano, mentre la terza gli si piantò in bocca. Cadde per terra con la freccia tra i denti e con gli occhi chiusi, come se fosse morto.
    Hsing esultò e si avvicinò, ma il vecchio si levò d'un balzo e sputò la freccia a terra, dicendo
    - Come potete fare simili scherzi a persone incontrate per la prima volta?-
    Hsing fu preso dal terrore e, compreso che il vecchio non era un essere comune, si allontanò a gran velocità; fatte poche leghe, s'imbattè nel domestico di un alto funzionario, che andava a Pechino con un sacco d'argento. Gli sbarrò la strada e s'impadronì del sacco, che conteneva parecchie once d'argento.
    Rinfrancato, stava per sronare la sua cavalcatura quanto udì lo scalpitio di un cavallo. Il garzone del vecchio, montando la mula, correva come il vento, gridando
    - non andate via, dovete dividere il bottino con me -
    Hsing rispose
    - Non conoscete Hsing, l'arciere più veloce della Provincia? -
    rispose il ragazzo
    -Ho avuto modo di conoscerlo poco fa -
    Hsing, visto l'aspetto mite del ragazzo e dato che non possedeva nè arco nè frecce, pensò che se ne sarebbe liberato agevolmente, e gli scoccò tre frecce in rapida successione. Il ragazzo non se ne curò minimamente, ne acchiappò due al volo con le mani e la terza con la bocca, poi quietamente disse
    - questa vostra abilità vi porterà a morte certa, io sono venuto qui di corsa e non ho avuto modo di armarmi, quindi vi restituisco queste frecce che vi spettano -
    Lanciò le tre frecce con un sibilo contro Hsing il quale, terrorizzato a morte, non ebbe il tempo di parare il colpo e si vide colpito dalle sue stesse frecce, perdendo conoscenza.
    Il ragazzo di mise a perquisirlo, ma Hsing riprese conoscenza e lo percosse con il suo arco; il ragazzo, furioso, glielo strappò di mano facendolo in pezzi. Fatto ciò, afferrò Hsing per le braccia e con un piede gli calpestò i gomiti. A Hsing parve di essere legato con corregge di cuoio rigide, fece grande sforzo ma non gli riuscì di muoversi.
    Il ragazzo, vista la sofferenza del brigante, lo pizzicò con le mani e le corregge di cuoio si dissolserso come cenere al vento.
    Preso il bottino, il ragazzo salutò il brigante, apostrofandolo con un -sono stato rude e me ne scuso - poi se ne andò in fretta.
    Hsing, tornato nel suo paese natìo, diventò una brava persona ed ogni volta che gli veniva chiesto di narrare il suo passato, non nascose nulla.

    So che sembra la sceneggiatura di un film di Ang Lee...ma mi piaceva troppo.
    Un abbraccio ai farmers che si prenderanno la briga di leggere;)
     
  12. paddychef

    paddychef Titolare

    beh...questa l'ha scritta Aristotele 2500 anni fa...
    "col primo biccchiere, l'uomo beve il vino, col secondo il vino beve il vino, col terzo...il vino beve l'uomo"
    ed aggiungo, latinamente, che "xxxxxxxxxxx".
    Salutissimi ai farmers, lunga vita e prosperità


    edit: rimossa frase in latino.
    Vietato scrivere in forum in lingue diverse dall'italiano. Eufrosine
     
    Ultima modifica di moderatore: 29 aprile 2017
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  13. virgo58

    virgo58 Leggenda vivente del forum

    Franz Kafka, la bambina e la bambola. Una storia vera.
    “Un anno prima della sua morte, Franz Kafka visse un’esperienza insolita. Passeggiando per il parco Steglitz a Berlino incontrò una bambina, Elsi, che piangeva sconsolata: aveva perduto la sua bambola preferita, Brigida. Kafka si offrì di aiutarla a cercarla e le diede appuntamento per il giorno seguente nello stesso posto.
    Incapace di trovare la bambola scrisse una lettera – da parte della bambola – e la portò con se quando si rincontrarono. “Per favore non piangere, sono partita in viaggio per vedere il mondo, ti riscriverò raccontandoti le mie avventure…”, così cominciava la lettera.
    Quando lui e la bambina si incontrarono egli le lesse questa lettera attentamente descrittiva di avventure immaginarie della bambola amata. La bimba ne fu consolata e quando i loro incontri arrivarono alla fine Kafka le regalò una bambola. Era ovviamente diversa dalla bambola perduta, e in un biglietto accluso spiegò: “i miei viaggi mi hanno cambiata”
     
  14. silvia8869

    silvia8869 Leggenda vivente del forum

    La volpe e il leone.
    (Fiaba di Esopo)


    Quella mattina una volpe se ne andava tranquilla per i prati rifioriti dopo la brutta stagione invernale.
    I profumi della natura le solleticavano le nari accarezzandole la fantasia, permettendole di sognare paesi lontani, belli e sconosciuti.
    All'improvviso la sua attenzione venne richiamata da un violento ruggito.
    Era un verso che non aveva mai sentito e, terrorizzata, fuggì a nascondersi dietro ad un cespuglio.
    Da li poté vedere, riparata tra le foglie, il terribile animale che aveva emesso quel suono:
    si trattava di un leone, una bestia a lei sconosciuta.
    Spaventata, la povera volpe, scappò via il più velocemente possibile.
    Trascorsero un paio di giorni tranquilli dopo quel brutto incontro che sembrava quasi essere stato dimenticato, quando, d'un tratto, la piccola volpe si imbatté ancora nel leone.
    Questa volta il Re della foresta le apparve proprio davanti ostacolandole il cammino.
    Essa, impaurita, iniziò a tremare come una foglia, senza tuttavia fuggire, ma rimanendo ferma al suo posto fino a quando il leone non si fu allontanato.
    La terza volta che la volpe si imbatté in quel grosso e possente animale, dal risonante ruggito, scoprì che il proprio timore nei suoi confronti andava pian piano assopendosi.
    Così, durante il successivo incontro con il leone, si dimostrò molto più calma e riuscì persino a guardarlo bene dentro agli occhi salutandolo con un cordiale 'buongiorno!".
    Infine, quando ebbe ancora modo di vederlo, la volpe provò a parlargli e riuscì finalmente a scoprire in lui doti come il coraggio e l'intelligenza.
    Da quel giorno non si stancò mai di ascoltarlo sicura che, dall'esperienza di un animale così astuto e bravo cacciatore, avrebbe tratto solo vantaggi.

    Se imparassimo a conoscere ciò che ci spaventa riusciremmo a superare le nostre paure.
     
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  15. lorilu

    lorilu Imperatore del forum

    Lo scoiattolo Bernardo

    C'era una volta, nel parco di un vecchio castello, ormai diroccato, una grande, antica e generosa quercia.
    Proprio nella quercia, alla biforcazione di due rami, cinque allegri scoiattoli striati avevano costruito la loro casa.
    La casa degli scoiattoli aveva sette capaci magazzini, spalancati come bocche di uccellini sempre affamati.
    Per tutta l'estate, gli scoiattoli non facevano che correre, giorno e notte, per riempirli di cibarie.
    Sapevano che l'inverno era lungo e crudele e dovevano affrontarlo con la dispensa piena,
    se volevano arrivare a vedere la primavera.
    Gli scoiattoli non si riposavano mai: si davano da fare freneticamente per raccogliere ed ammassare
    grano e noci, ghiande e bacche.
    Lavoravano tutti.
    Tutti, tranne Bernardo.
    Bernardo era uno scoiattolo dal musetto intelligente, le orecchie da filosofo, il pelame lucente e una bella coda folta.
    Ma mentre i suoi compagni correvano avanti e indietro trafelati con le zampine cariche di provviste,
    se ne stava assorto con il muso all'aria e gli occhi chiusi.
    «Bernardo, perché non lavori?», chiesero gli scoiattoli.
    «Come, non lavoro», rispose Bernardo un po' offeso.
    «Sto raccogliendo i raggi del sole per i gelidi giorni d'inverno».
    E quando videro Bernardo seduto su una grossa pietra, gli occhi fissi sul prato, domandarono:
    «E ora, Bernardo, che fai?».
    «Raccolgo i colori» rispose Bernardo con semplicità.
    «L'inverno è così grigio».
    Quattro scoiattolini correvano e correvano, sempre più affannati.
    I magazzini si riempivano di nocciole e bacche e squisitezze.
    Bernardo, invece, se ne stava accoccolato all'ombra di una pianta.
    «Stai sognando, Bernardo?», gli chiesero con tono di rimprovero.
    Bernardo rispose: «Oh, no! Raccolgo parole.
    Le giornate d'inverno sono tante e sono lunghe. Rimarremo senza nulla da dirci».
    Venne l'inverno e quando cadde la prima neve, i cinque scoiattolini si rifugiarono nella loro tana dentro la grande quercia.
    I primi giorni furono pieni di felicità.
    Gli scoiattolini facevano una gran baldoria, mentre fuori fischiava il vento gelido.
    Suonavano le nacchere con i gusci di noce, cantavano e ballavano.
    E prima di dormire con il pancino ben pieno si divertivano a raccontare storielle divertenti sugli allocchi allocchiti
    e sulle volpi rimbambite.
    Ma, a poco a poco, consumarono gran parte delle provviste.
    I magazzini si vuotarono uno dopo l'altro, finirono le nocciole, poi le ghiande (anche quelle amare), poi le bacche.
    Rimasero solo le radici meno tenere.
    Nella tana si gelava e nessuno aveva più voglia di chiacchierare.
    Improvvisamente si ricordarono dello strano raccolto di Bernardo.
    Del sole, dei colori, delle parole.
    «E le tue provviste, Bernardo?», chiesero.
    Bernardo si arrampicò su un grosso sasso e cominciò a parlare:
    «Chiudete gli occhi. Ora sentite i caldi, dorati raggi del sole che si posano sulla vostra pelliccia;
    sono lucenti, giocano con le foglie, sono colate d'oro...».
    E mentre Bernardo parlava, i quattro scoiattolini cominciarono a sentirsi più caldi.
    Che magia era mai quella?
    «E i colori, Bernardo?», chiesero ansiosamente.
    «Chiudete gli occhi».
    E quando parlò dell'azzurro dei fiordalisi, dei papaveri rossi nel frumento giallo,
    delle foglioline verdi dell'edera, videro i colori come se avessero tanti piccoli campicelli in testa.
    «E le parole, Bernardo?».
    Bernardo si schiarì la gola, aspettò un attimo, e poi, come da un palcoscenico, disse:
    «Nascosto nella corteccia di un albero, nel bel mezzo di una foresta meravigliosa, vive uno scoiattolo dal pelo rosso,
    lo sguardo brillante e la coda a pennacchio.
    Questo straordinario scoiattoletto porta sul capo una corona di noci.
    È un genio: possiede certi poteri e conosce molti segreti.
    Quando un coniglietto è ferito da un cacciatore,
    è il genio scoiattolo che dice qual è la pianta utile per guarire la ferita.
    Quando un uccellino si rompe un'ala
    è il genio scoiattolo che gli applica un supporto di sottili aghi di pino perché possa volare ancora.
    Ma la cosa che gli riesce meglio è guarire i cuori malati di tristezza e di paura.
    «Ci vogliono tante coccole, per vivere», dice il genio scoiattolo,
    «e tanta tenerezza. Perché tutte le creature del bosco sono come i fiorellini
    che appassiscono se non sono baciati dai raggi di sole.
    Quando un animaletto è triste, io faccio il raggio di sole. E lui riapre i petali del suo cuore».

    Quando Bernardo tacque, i quattro scoiattolini applaudirono e gridarono:
    “Bernardo, sei un poeta!”

    - B. Ferrero -​
     
  16. silvia8869

    silvia8869 Leggenda vivente del forum

    La donna e la gallina - Esopo
    Una donna aveva una gallina, che ogni giorno faceva un uovo.
    Dopo un po’ di tempo, la donna iniziò a rimpinzare di cibo la gallina.
    “Se la faccio diventare bella grassa, sono sicura che farà più di un uovo al giorno”.
    Alla fine, però, la gallina diventò così grassa da non riuscire più a fare le uova.
    La donna, per non essersi accontentata di quello che aveva, finì per non poter mangiare più neanche un uovo al giorno.
     
  17. IVA

    IVA Autore attivo

    Gara di canottaggio



    Una società italiana ed una giapponese decisero di sfidarsi annualmente in una gara di canoa, con equipaggio di otto uomini.
    Nonostante ogni squadra si fosse allenata duramente per arrivare al giorno della gara al meglio della forma, i giapponesi riportarono una vittoria schiacchiante, con un vantaggio di oltre un chilometro.
    Dopo la sconfitta il morale della squadra italiana era a terra. Il top management decise che avrebbero dovuto vincere la gara dell'anno successivo e mise in piedi un gruppo di progetto per investigare il problema.
    Il gruppo di progetto, dopo analisi attente ed approfondite, scoprì che i giapponesi avevano sette uomini ai remi ed uno al comando, mentre la squadra italiana aveva un uomo che remava e sette che comandavano.
    In questa situazione di crisi il management dette una chiara prova di capacità gestionale: ingaggiò immediatamente una società di consulenza per investigare la struttura della squadra italiana.
    Dopo molti mesi di duro lavoro, gli esperti giunsero alla conclusione che nella squadra c'erano troppe persone a comandare e troppo poche a remare. Con il supporto del rapporto degli esperti fu deciso di cambiare immediatamente la struttura della squadra.
    Ora ci sarebbero stati quattro comandanti, due supervisori dei comandanti, un capo dei supervisori ed una persona ai remi.
    Inoltre si introdussero una serie di incentivi per motivare il rematore: era necessario ampliare il suo ambito lavorativo e dargli più responsabilità.
    L'anno successivo i giapponesi vinsero con un vantaggio di due chilometri.
    La società italiana licenziò immediatamente il rematore a causa degli scarsi risultati ottenuti sui lavoro, ma nonostante ciò pagò un bonus al gruppo di comando come ricompensa per il grande impegno che la squadra aveva dimostrato.
    La società di consulenza preparò una nuova analisi, dove si dimostrò che era stata scelta la giusta tattica, che anche la motivazione era buona, ma che il materiale usato doveva essere migliorato.

    Al momento la società italiana é impegnata a progettare una nuova canoa.xDxD
     
  18. silvia8869

    silvia8869 Leggenda vivente del forum

    La gatta e Afrodite - Esopo


    Una gatta, innamoratasi di un bel ragazzo, pregò Afrodite di trasformarla in donna.
    La dea, mossa a compassione dal suo sentimento, la trasformò in una bella ragazza.
    Il giovane la vide e subito se ne innamorò a sua volta.
    La corteggiò e la riempì di complimenti, chiedendole di diventare sua moglie.
    Durante il matrimonio, Afrodite volle sapere se la gatta, avendo modificato il proprio aspetto esteriore, avesse cambiato anche il carattere.
    Gettò allora nel mezzo alla stanza un topo.
    Che scompiglio!
    La gatta, dimenticandosi di ciò che le stava intorno, si gettò a inseguire il topo per mangiarlo.
    Immaginatevi la scena: una bellissima fanciulla che corre dietro a un topolino grigio!
    La dea, ridendo e scuotendo la testa, di nuovo le restituì il suo aspetto originale.


    Morale della favola:

    La gatta non aveva perso il suo istinto, anche se all’esterno sembrava essere cambiata.
    Così avviene anche per gli uomini malvagi: possono cambiare aspetto, ma sicuramente non mutano il loro carattere.
    Questa favola ci insegna che non bisogna lasciarsi ingannare dall’aspetto esteriore e non bisogna mai fingere di essere ciò che non siamo.
     
  19. lorilu

    lorilu Imperatore del forum

    "Una bambina dalla pelle scura stava a guardare
    il venditore di palloncini alla fiera del villaggio.
    L’uomo era evidentemente un ottimo venditore,
    perchè lasciò andare un palloncino rosso,
    che salì alto nel cielo,
    attirando così una folla di aspiranti piccoli clienti.
    Slegò poi il palloncino blu,
    e subito dopo uno giallo e un altro bianco,
    che volarono sempre più in alto finché scomparvero.
    La bimba di colore continuava a fissare il palloncino nero
    e finalmente domandò:
    «Signore, se tu mandassi in aria quello nero, volerebbe in alto come gli altri?».
    Il venditore rivolse alla bimba un sorriso affettuoso,
    poi strappò il filo che teneva legato il palloncino nero e,
    mentre saliva in alto, spiegò:

    «Non è il colore che conta.
    È quello che sta dentro che lo fa salire»."

    - dal web -​
     
  20. Rory

    Rory Custode del forum

    - Il cavallo e l'asino - Esopo

    C’era una volta un uomo che aveva un asino e un cavallo. Un giorno stavano viaggiando per la strada quando l’asino disse al cavallo: “Prendi un po’ del mio carico se non vuoi vedermi morto”. Ma l’altro non volle saperne. L’asino, sfinito dalla fatica e dagli stenti, stramazzò a terra e morì. Allora il padrone trasferì sul dorso del cavallo tutto il carico che portava l’asino e in più la pelle dell’asino. Il cavallo allora piangendo esclamò: “Ahimè disgraziato! Che cosa mi è mai successo, povero infelice! Per aver rifiutato parte di quel peso, ora sono costretto a portarlo tutto, e in più anche la pelle”. La favola insegna che se i grandi fanno causa comune con i piccoli, entrambi si garantiranno la sopravvivenza.
     
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